Il karkadè: una piacevole bevanda ricca di virtù

Il Karkadè è una piacevole bevanda ricca di proprietà benefiche per la salute. Scopriamola meglio.

Proprietà del karkadè

Dall’infusione dei fiori secchi dell’Hybiscus Sabdariffa, si ottiene una bevanda dissetante, di color rosso intenso, dal gusto acre, piacevolmente acidulo, con retrogusto agrumato: il karkadè. Il karkadè contiene acidi organici (acido malico, citrico e tartarico), fitosteroli, vitamina C, che conferiscono alla pianta proprietà diuretiche e antisettiche delle vie urinarie. La vitamina C, invece, gli attribuisce un’azione antiossidante, antinfluenzale e vitaminica. La presenza di antociani e flavonoidi, aiuta a fluidificare il sangue e rendono la pianta vaso-protettiva, utile quindi nel trattamento di fragilità capillare, varici, emorroidi, couperose e cellulite. Il karkadè è un rimedio contro l’ipertensione arteriosa: recenti studi medico-scientifici, ne hanno evidenziato proprietà sulla regolazione della pressione del sangue. Da un lato, infatti, permette l’eliminazione delle scorie attraverso la diuresi mentre, dall’altra, aiuta a fluidificare il sangue, permettendo così un miglior funzionamento dell’apparato circolatorio. Quest’ultima proprietà è resa possibile dalla presenza di polifenoli, presenti nel suo fitocomplesso.

Un ottimo antinfiammatorio

Come la malva e l’altea, il karkadè contiene mucillagini, che gli conferiscono un’azione protettiva e lenitiva nei confronti di ogni tipo di infiammazione delle mucose, come gengiviti, raffreddore, tosse e mal di gola. Nonostante contenga tannini, dotati di proprietà astringenti, il karkadè contiene mucillagini che, a contatto con l’acqua formano una massa gelatinosa che, lavorando per osmosi, aiuta a regolarizzare il transito intestinale.

Cenni botanici

Il karkadè, il cui nome botanico è Hybiscus Sabdadiffa L. (varietà Ruber), è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Malvaceae.
La pianta del karkadè è alta fino a 5 metri, con foglie lobate e fiori caratteristici cinque petali, di color rosso, riuniti in un calice.
E’ originario dell’ Africa, ma si coltiva anche in tutta la fascia sub-tropicale, dov’è ampiamente utilizzata dalle popolazioni locali.

Composizio‌ne della droga

La droga, intesa come principio attivo è costituita dal calice e dal calicetto del suo caratteristico fiore rosso.
Tra i suoi costituenti vanno ricordati acidi organici (nella percentuale che varia dal 15% al 30%) tra cui: acido citrico, malico, tartarico e acido ibisco. Quest’ultimo, conferisce alla bevanda un delizioso sapore acidulo.
Sono anche presenti antociani (nella misura dell’1,5%), che danno all’infuso di carcadè un colore rosso vivo simile a quello del vino, flavonoidi, fitosteroli, polisaccaridi mucillaginosi (ibisalina) e pectine.

Gli usi

In fitoterapia il karkadè è molto utilizzato sotto forma di infuso che si ottiene versando un cucchiaio raso di fiori in 200 ml di acqua bollente. Si lascia in infusione da 5 a 8 minuti e si filtra. Si può bere tal quale o edulcorare con miele o zucchero di canna. La bevanda si può bere anche fredda, soprattutto in estate aggiungendo una fettina di limone e qualche cubetto di ghiaccio. Berne 1- 2 tazze al giorno

Il karkadè in fitoterapia 

La medicina popolare africana, attribuisce alla droga proprietà spasmolitiche, antibatteriche, diuretiche e antielmintiche.
Anche nella moderna fitoterapia, l’infuso di karkadè è utilizzato come bevanda dissetante ricca di vitamina C.
Il suo utilizzo è pertanto utile negli stati di raffreddamento. E’ alleato del benessere dell’apparato circolatorio (grazie alle antocianine), in grado di alleviare i disturbi legati alla ritenzione idrica, alla pesantezza degli arti inferiori, anche in presenza di edema.
Moderni studi medico-scientifici attribuiscono al karkadè anche un blando effetto ipoglicemizzante.
Il discreto contenuto di mucillagini ne fa una bevanda utile per alleviare la tosse e sciogliere i catarri delle vie aeree superiori.

Controindicazioni del karkadè

L’ assunzione di karkadè non presenta effetti collaterali ed interazioni indesiderate con farmaci. Se assunta in grandi quantità, può avere effetti lassativi. Come per tutte le bevande ricche di vitamina C, non eccedere in gravidanza e durante il periodo dell’allattamento.

Cenni storici 

Karkadè deriva dal nome “Karkadeb” con cui la pianta è chiamata nel dialetto Tacruri, in Etiopia. Nel gergo popolare è conosciuto anche con altri nomi, come tè rosso di Abissinia, tè Nubiano, Acetosa giamaicana. Il suo infuso è una bevanda molto diffusa nei paesi caldi come l’Egitto, dove si consuma sia calda che fredda. Questo infuso è infatti molto dissetante, rinfrescante e vitaminico. E’ proprio per questo motivo che, durante le lunghe traversate nel deserto, per dissetarsi, gli africani, sono soliti succhiare un fiore secco di ibisco.

L’avvento del karkadèIN ItaLia

In Italia, il karkadè è arrivato solo nel XIII secolo, grazie ai vari imperi coloniali occidentali di quell’epoca. Durante il fascismo, fu importato nella nostra penisola soltanto allo scoppio della guerra contro l’Etiopia, nel 1935, quando la società delle Nazioni, inflisse all’Italia alcune sanzioni economiche e il governo fascista organizzò il sabotaggio dei prodotti stranieri. Fu così che il tè, prodotto nelle colonie inglesi, venne sostituito col karkadè. In America, durante il periodo del proibizionismo, si consumava al posto del vino, per l’aspetto simile a quest’ultimo dal punto vista estetico. In altri luoghi, invece, come in Jamaica, divenne bevanda di Natale, proprio per il suo caratteristico color rosso rubino.

Paola Chiaraluce – Erboristeria “Agli Antichi Rimedi” – Corso Acqui, 133 – Alessandria

Pubblicato da erbagliantichirimedi

Erborista da 25 anni nel mio negozio, sito in Corso Acqui, 133 ad Alessandria nel popoloso quartiere Cristo, fin dall'adolescenza, nutro una passione per il mondo del naturale, in modo particolare per la fitoterapia. Di questa passione, di cui devo ringraziare la mia adorata nonna paterna, ne ho fatto un lavoro che mi appaga e mi appassiona giorno dopo giorno.